Ajedrez (scacchi)

 “Occupazione nobilissima, infinitamente superiore a tutti i giochi che io conosco; tuttavia io sono uno dei peggiori scacchisti che esistano.” Jorge Louis Borges.

Jorge Luis Borges, in uno dei suoi Ultimi Dialoghi:  “ Sulla scacchiera ciascun pezzo crede di godere di libero arbitrio ed invece no, la mano del giocatore li spiazza ; anche il giocatore crede di godere di libero arbitrio, ma lui è diretto da un dio che, per ragioni letterarie, dipende a sua volta da altri dei. Si costituisce così tra i pezzi del gioco di scacchi una continuazione senza fine, una catena dalle maglie infinite. Io ho scritto su questo tema due sonetti intitolati “ Scacchi “ ; sì, in tutti e due, il tema è il medesimo: i pezzi si credono liberi e non lo sono, dio si crede libero e non lo è, l’altro dio lo crede e non lo è, e così di seguito, infinitamente.”

AJEDREZ (SCACCHI) Jorge Luis Borges.

Nel loro angolo grave, i giocatori
controllano i lenti pezzi. La scacchiera
li trattiene fino all’alba nel suo severo
ambito in cui si odiano due colori.
Dentro irraggiano magici rigori
le forme: torre omerica, fluttuante
cavallo, armata regina, re succube,
obliquo alfiere e pedoni aggressori.
Quando i giocatori se ne saranno andati,
quando il tempo li avrà consumati,
certamente non sarà consumato il rito.
Nell’Oriente si accese questa guerra
Il cui anfiteatro è oggi tutta la terra.
Come l’altro, questo gioco è infinito.
***
Tenue re, sghembo alfiere, accanita
regina, torre diritta e pedone scaltro
sopra il nero e bianco del Cammino
cercano e combattono il loro scontro armato.
Non sanno che la mano designata
del giocatore comanda il loro destino,
non sanno che un rigore adamantino
regge il loro arbitrio e il loro viaggio.
E pure il giocatore è prigioniero
(la sentenza è di Omar) di un’altra scacchiera
di nere notti e di bianchi giorni.
Dio muove il giocatore, e questi, il pezzo.
Quale Dio dietro Dio dà inizio alla trama
Di polvere e tempo e sogno e agonie?